Surfando con il Capo.
Oceano Indiano, Agosto 2000. La spiaggia è in subbuglio. Il tam tam windsurfistico ci ha fatto sapere che Dunkerbeck è vicino ed in arrivo il 28.
Ancora qualche giorno e lo vedremo finalmente live. Niente male. Mi viene da pensare che si tratta di una ricompensa per aver affrontato le condizioni esagerate da queste parti (squali, reef affilati, correnti pericolosissime e onde giganti). Intanto - insieme a Matteo - pensiamo di prenderci una giornata di ferie dal windsurf e decidiamo di andare a giocare a golf. Pioggia battente, freddo becco, mazzate per terra, lisci completi e palle nei drive dei campi vicini costellano il nostro tentativo.
Al ritorno la notizia. Il capo è gia arrivato (21, non 28). Si vede che sto tam tam distorce le informazioni. E' arrivato, ha surfato con tre metri, oscurando gli altri sul reef a colpi di aerial. Matteo ed io passiamo la serata a pensare che non abbiamo surfato, abbiamo preso freddo e pure mancato the Boss.
La
mattina dopo la marea è giusta alla mattina presto. Deciso, in acqua alle 7:00.
Il giorno saltato si fa sentire. Alle 9:00 dal reef intravedo in spiaggia un
gigante con un fotografo che gli si affretta intorno. Foto con i colori di Mauritius
bellissimi sullo sfondo, per chi sa quale sponsor. Rientro a terra. Mi chiedo:
come ci si presenta al Capo? Sua maestà andrà bene? O forse ci vuole un buongiorno
per ogni titolo mondiale?
No, quello presumo durerebbe troppo.
Vado per un semplice “Hi, nice to meet you. My name is Luca (linea tolta di
peso dall’omonima canzone . . ).
Risponde. Contengo a stento l’emozione. Mi chiede delle condizioni e si dice
colpito da vederci in acqua così presto.
Gli dico che sono due ore che stiamo uscendo, che speravamo nello swell e reef
non sovrapopolato. Aggiungo che
ha fatto due alberi qualche giorno prima e che nessuno ha osato sfidare il reef.
Gli parlo di un posto che ho visto upwind che mi sembra tagliato per il waveriding.
Dice di averlo notato pure lui. Se
ne va dopo lo shooting – le condizioni non sono un gran che.
Pomeriggio. Arriva la Dunk-Car con gli adesivi del Rip Curl Search e un carico di tavole da windsurf (in effetti surfa con Vittorio Marcelli e Tristan Boxford). Rigga e punta deciso al reef esterno. In un attimo il reef (normalmente poco popolato, per via della distanza da riva, delle correnti e delle onde di taglia larga), si popola di windsurfisti, in larga parte italiani. Belle condizioni, due metri che spingono. Prima impressione: il vento è - come dicono dalle sue parti - flojo, il capo galleggia a stento con i suoi 100 chili. Cade persino in strambata. Surfa parecchio dentro, rischiando virate sinker prima del set. Parte di in backside, apre e spinge poderosamente contro il lip. E’ un piacere vederlo. Al rientro a terra gli italiani si mettono in circolo a discutere. C’è chi ha contanto i suoi botti in strambata. Chi giura di averlo visto andare giù faccia avanti nella più tipica delle catapulte. Il capo in catapulta? Ma allora noi ci possiamo permettere qualsiasi errore! Andiamo a casa piuttosto rinfrancati.
Il giorno dopo il team Dunkerbeck sparisce. Si narra che stanno surfando un secret spot upwind. Peccato, ne perdiamo le tracce per un paio di giorni. Chissà se sta surfando il posto di cui avevamo parlato.
Nel frattempo conosciamo il simpaticissimo Vittorio. Il vento cala. Vittorio ci invita a seguirli nel famigerato secret spot. E’ proprio il reef che avevo adocchiato. La scena: si tratta di una punta di fronte alla foce di un fiume, vento side, poca acqua e tanta corrente. Penso ai documentari sugli squali che pare prediligano le foci dei fiumi (che in genere trasportano carcasse di animali). Penso anche allo shark attack di Kanaha, Maui del 15 Agosto (sull’internettiano Maui Windsurf Report). Guardo il vento moscio e decido di restare a terra. In acqua lo spettacolo è esagerato. Bjorn si spara vari aerial, mentre Tristan va a colpi di 360 sull’onda e prova un Goiter. La voglia di uscire è tanta, per cui rientriamo nel nostro spot abituale.
Il giorno dopo lo swell cala ulteriormente. Vìttorio ci invita a fare del turismo. Matteo ed io non conosciamo neanche il significato della parola da quando andiamo in surf. In un mese di Oahu, tre anni fa, non abbiamo visto altro che Diamond Head (tanto) e il North Shore (una volta, arrivando la notte dopo aver surfato). Ma a un invito della leggenda come rinunciare? Matteo rimbrotta un pò, ma la decisione è presa, nonostante le condizioni che a noi “poveri” umani avrebbero consentito tranquillamente l’uscita (1-2 mt sul primo reef e vento da 5.5 - in Italia la giornata dell’anno, per il Capo era “flat”). Andiamo a vedere l’isola.
Partiamo per per visitare l’unica cosa che avevo già visto ed ammirare le cascate e i colori della terra, dopo un percorso tortuoso attraverso le piantagioni di canna da zucchero. Bello spettacolo. Il cameraman di Bjorn fotografa e riprende tutto per il prossimo video. Al rientro pausa in uno snack bar locale, dove diamo fondo alla notoria fame windsurfistica, affondando le mani sugli speziatissimi piatti locali. Il Capo mangia come un bove e duetta con Vittorio a colpi di “Animal”. Si, è proprio uno di noi…
La sera decidiamo di organizzare un barbecue in onore di Bjorn. Una ventina di persone e parecchio rum - vedi articolo. Bjorn condivide l’allegria della festa e anima la serata con un falò nel barbecue. Io temo un po’ per la casa (data la fiamma alta due metri) e la piscina (visti i precedenti della festa), ma tutto sommato chissenfrega. E’ il Capo, e i capi fanno sempre quello che vogliono. Vittorio recupera Bjorn alle 4:00 di mattina e lo porta via.
Finalmente entra lo swell, stavolta accompagnato dal vento. Il reef pompa 4-5 metri. Sono allenatissimo e vicino al fine vacanza, decido di rischiare per vedermi il Dunky da vicino. Bjorn usa il pass sul reef. Vittorio ed io facciamo un bordo di bolina, uscendo dalla laguna per prendere il reef da dietro. La 5, piena in laguna, non basta più appena usciti dal reef. La corrente è ai massimi. Faccio bordi di fronte alla punta (spot non surfabile), per mezz’ora, pregando che il vento rinforzi per poter rientrare. Sto scadendo paurosamente sottovento, e la prospettiva di arrivare sul reef senza vento non mi alletta. Incrocio Dunky incollato ad un francese molto bravo che risale di bolina. Non plana ma cammina. Il mio 252 invece è mezzo metro sott’acqua. Prendo un’onda per rientrare e riprego. Mi dice bene, passo sul reef (a marea alta ce la si fa al pelo). Da terra mi godo lo spettacolo del pluri campione del mondo che surfa senza un filo di vento.
La sera ci salutiamo, ma non è ancora finita. La macchina del capo (quella che ha un buco nella gomma, o no?) è a terra e Vittorio mi chiede di portarli in aeroporto . . Faccio il mio 8° viaggio verso l'aeroporto (dopo aver raccattato buona parte della comunità windsurfistica romana in esodo, a rate siccessive) . Bjorn canticchia i Dire Straits a memoria. Io guido e penso che tra poco finisce il video e tocca andare a dormire….